“La Storia è un bene comune” è il nome dell’appello lanciato dallo scrittore Andrea Camilleri, dalla senatrice a vita Liliana Segre e dallo storico Andrea Giardina per salvaguardare l’insegnamento della materia nelle scuole e nelle università. L’appello è stato lanciato dai tre attraverso le pagine di Repubblica e sta raggiungendo, ora dopo ora, un numero notevole di adesioni da molte personalità del mondo della cultura e non solo. Tra questi ci sono Alberto Asor Rosa, Corrado Augias, Roberto Saviano, Michela Murgia, Guido Crainz, Gad Lerner, Benedetta Tobagi, Michele Mari, Giovanni De Luna, Stefano Massini, Eva Cantarella, Gustavo Zagrebelsky e Antonio Scurati, Ezio Bosso, Enzo Bianchi, Giordano Bruno Guerri, Carlo Petrini e Maurizio Landini, Carlo Feltrinelli, Carla Nespolo, Sandra Ferri, Paolo Sorrentino, Stefano Mauri e Elena Ferrante. Ma cosa dice l’appello di Segre, Camilleri e Giardina? I tre chiedono al governo che la prova di Storia venga ripristinata negli scritti dell’esame di Stato delle scuole superiori; che le ore dedicate alla disciplina nelle scuole venganoi ncrementate e non ulteriormente ridotte e che dentro l’università sia favorita la ricerca storica, ampliando l’accesso agli studiosi più giovani. “Ignorare la nostra Storia vuol dire smarrire noi stessi, la nostra nazione, l’Europa e il mondo – scrivono i tre esponenti – Vuol dire vivere ignari in uno spazio fittizio, proprio nel momento in cui i fenomeni di globalizzazione impongono panorami sconfinati alla coscienza e all’azione dei singoli e delle comunità”.

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