La mia Near Death Experience, o per usare mia lingua, l’esperienza ai confini della morte, non ha previsto la “comparsa” o la “presenza” di alcun dio, non è stato altro che l’intero corso della mia vita fino a quel momento.

Non so quante “aggiunte” e quante “rimozioni” ci fossero in quello che ho vissuto per la seconda volta, ma sembrava tutto molto reale e non ho mai ricevuto testimonianze troppo discordanti con le esperienze ripercorse, il mio coma ha avuto come esperienza ai confini della morte un racconto in accordo con ciò che è stata effettivamente la mia vita, per quanto naturalmente pensieri o riflessioni possono variare nel tempo, la considerazione di alcuni eventi o persone, con l’entrata in gioco di nuovi e diversi punti di vista, anche banalmente una maggiore riflessione e una raggiunta maturità per interpretare al meglio le vicende,

Sta di fatto che la mia near death experience si può riassumere così, entrando più nello specifico:

tutta la storia con la mia prima ragazza l’ho ripercorsa per filo e per segno, “tagliando” le peggiori litigate, poi recuperate sia per ricordi che tramite i miei dispositivi; la storia con la seconda ragazza l’ho rivissuta invece in modo più confuso, ero perfettamente consapevole della nostra separazione, non bene delle dinamiche, ricordavo alcuni momenti, in particolare ricordavo il cinema come luogo protagonista delle nostre uscite, ma temporalmente collocavo tutto sul finire dei miei 17 anni, avevo rimosso dunque non tanto i ricordi veri e proprio, ma più che altro la consapevolezza che tutto ciò che c’era stato dopo era avvenuto nella seconda metà del 2018.

Per quanto riguarda una terza ragazza invece, al mio risveglio subito mi son chiesto dove fosse, prima ancora di domandarmi perché fossi in un ospedale e perché non potessi muovermi, inconsciamente lo sapevo forse. Di lei ricordavo bene o male tutto, anche il nostro primo bacio, più che altro era come se sentissi ancora i suoi denti contro i miei, perché era stato un bacio scadente a livello tecnico, ma un bellissimo momento. Non sapevo assolutamente del nostro primo allontanamento e della nostra separazione finale. Sapevo solo di amarla alla follia, non conoscevo la parte conclusiva di questo racconto perché i miei ricordi effettivi prima del risveglio si interrompono a inizio dicembre 2018, lei era sull’autobus, noi eravamo sull’autobus. Lei diceva canticchiando “le cuffiette”, poi mi sono direttamente risvegliato.

Finisce lì questa esperienza ai confini della morte, perché io volevo tornare da lei, volevo tornare a vivere quel momento, era quella la mia vita. Avevo rimosso i litigi sia con lei che con le altre perché quella non era la mia vita, l’avevo uccisa quella parte di me, volevo solo ritornare dalla mia piccola Ari. Non l’ho mai idealizzata, non ho mai visto in lei qualcosa di “più grande”, lei ERA qualcosa di più grande. Non per sua volontà e forse per puro caso, le tradizioni cristiane della mia famiglia mi portano a pensare non tanto che fosse per me una sorta di angelo, ma che potesse in un certo senso aver contenuto almeno in quella esperienza pre-morte il “ruolo” della Madonna, sì. Proprio di Maria. Dio mi ha dato il dono della scrittura, mi ha reso una persona molto introspettiva, probabilmente anche per questo, per parlare della mia esperienza pre morte, che è più un’esperienza pre vita. Perché mi ha dato la forza di potermi fermare, di poter tornare indietro, avrei potuto continuare a ripercorrere la mia vita e ad arrivare all’inevitabile giorno della mia morte, quel brutto 24 Gennaio 2019. Non lo avrei mai saputo di esser sopravvissuto per del tempo, o quanto meno la mia mente non lo avrebbe saputo in maniera lucida, per me sarebbe finito tutto quel giorno, a prescindere. Invece no, ho deciso di fermarmi a quel giorno, di tornare da Arianna, di tornare PER Arianna, perché aveva bisogno di me, lei era tutto per me, quindi in un certo senso sono tornato perché sentivo che tutti avessero bisogno di me, il mondo intero, cioè il mio mondo. Dio quindi mi ha dato la forza per poter scegliere dove fermarmi, a che punto del racconto.

Tutto questo può avere anche la sua base scientifica o forse meglio psicologica, la depressione ha provocato in me un problema che è poi la base di tutti i miei problemi anche attuali, non tanto l’ansia anticipatoria o una vera e propria mania di controllo, ma un possibile mix diciamo che si traduce in un flusso di pensieri continuo e ingarbugliato, ciò ha causato dei sovraccarichi, che si sono trasformati prima in un episodio dissociativo di personalità e poi in una dissociazione vera e propria durata anche più giorni con conseguente suicidio. Ma il primo episodio dissociativo è stato forse il vero inizio che ha cambiato tutto quanto, perché da lì potrebbe essere nata l’insicurezza o l’ansia che in ogni caso tutto si sarebbe concluso con il mio suicidio, come effettivamente è successo. Presumibilmente in qualche modo la mia mente e il mio spirito hanno cercato un meccanismo di difesa, Demetra pensavo, sbagliando, perché sì la relazione vera è iniziata dopo l’episodio, ma di fatto era una persona che già conoscevo e con cui già mi frequentavo, quindi non è stata lei la mia difesa, ma è stata bensì Arianna, conosciuta davvero dopo l’episodio e i primi veri pensieri e consapevolezza di morte. Passati mesi poi la storia si è ripetuta, di nuovo Serena, con il nostro “patto di sangue” di non rivederci mai più per il bene di tutti, di nuovo Demetra perché già la sentivo e già stavo per tornarci indietro e ancora una volta Arianna che torna nella mia vita, come una fenice che accorre nel momento di estremo bisogno. Quindi per usare termini fantasy Arianna è questa fenice, venuta per salvarmi la vita, come ho di fatto spiegato nella prima parte del racconto. Ha dunque un ruolo quasi angelico.

Con lei i problemi dopo il mio ricovero sono nati per un semplice motivo: la vita che io stavo vivendo era probabilmente la vita che ho vissuto nel coma, la vita che ha vissuto Arianna era quella che possiamo definire la “vita vera”, per questo le incomprensioni, per questo l’impossibilità di proseguire i nostri percorsi insieme, semplicemente perché dopo quanto successo il nostro viaggio è continuato su binari diversi.

Lo so perfettamente quindi che la vita che ho vissuto e che sto continuando a vivere è solo frutto di un qualcosa che è accaduto nella mia mente, vuol dire forse che non è reale?

Quindi sì, Arianna è frutto delle mie scelte, ho scelto io anche inconsapevolmente di farmi salvare da lei, avevo bisogno di lei. Poteva capitare chiunque magari, non lo so, ma in quel momento evidentemente poteva essere solo lei e l’ho scelta io. Ho scelto io di vivere perché ho scelto lei, il mio scudo contro la morte.

Damiano Lollobrigida, Roma

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