“π‘«π’Š π’”π’Šπ’„π’–π’“π’, π’„π’Š 𝒔𝒂𝒓à π’”π’†π’Žπ’‘π’“π’† π’„π’‰π’Š π’ˆπ’–π’‚π’“π’…π’†π’“Γ  𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒍𝒂 π’•π’†π’„π’π’Šπ’„π’‚ 𝒆 π’”π’Š π’„π’‰π’Šπ’†π’…π’†π’“Γ  Β«π’„π’π’Žπ’†Β», π’Žπ’†π’π’•π’“π’† π’‚π’π’•π’“π’Š π’…π’Š 𝒏𝒂𝒕𝒖𝒓𝒂 π’‘π’ŠΓΉ π’„π’–π’“π’Šπ’π’”π’‚ π’”π’Š π’„π’‰π’Šπ’†π’…π’†π’“π’‚π’π’π’ «𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉é».”

Con l’espressione β€œLe violon d’Ingres”, si era soliti designare un hobby, una passione che, nel suo realizzarsi, riusciva altrettanto bene quasi come se fosse il proprio lavoro.

Ed Γ¨ proprio da questo proverbiale detto che Man Ray trae spunto per consacrare due delle sue piΓΉ grandi passioni: la fotografia e Kiki.

L’artista immortala il corpo della giovane donna, che sembra quasi volersi celare di fronte allo sguardo indagatore dell’osservatore. La schiena, teatro chimerico che accoglie le due effe del violoncello, Γ¨ mostrata quasi con spudoratezza e impertinenza, come a voler distogliere lo spettatore dal voler dirigere lo sguardo verso il volto, che timidamente si nasconde, che vorrebbe rivelarsi, ma non lo fa.

Kiki Γ¨ β€œLe violon d’Ingres”, la passione a cui non si puΓ² rinunciare, lo strumento d’amore dell’artista. Con questa celebre espressione, Man Ray definirΓ  anche la sua matura inclinazione per l’arte fotografica, a cui si interesserΓ  per tutta la vita.

Egli, infatti, tenderΓ  sempre a unire pittura e fotografia in una perfetta fusione.

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