Arrivo a Matera nell’Aprile del 2018.

L’occasione era il matrimonio di alcuni amici che, pur essendo entrambi calabresi, avevano deciso di sposarsi lì, rendendo l’evento una due giorni di relax, passeggiate tra i Sassi e degustazioni di prodotti tipici. Il motivo che li aveva spinti a celebrare lì il proprio matrimonio è facilmente intuibile: l’atmosfera che si respira scendendo tra i Sassi o ammirandone dall’alto la geometria, è qualcosa di indimenticabile.

Appena arrivati decidiamo di visitare subito il centro storico.

Da lì a poco la città sarebbe diventata Capitale della cultura per il 2019 e questo rendeva il paesaggio tutt’intorno una sorta di enorme cantiere a cielo aperto. I preparativi mostravano quel fermento tipico di chi si trova davanti a un’occasione che non deve assolutamente sprecare.

Ricordo che già allora, tra faticose salite e ripide discese, la riflessione su questo aspetto mi aveva portata a operare un confronto con la mia regione, la Calabria, e a interrogarmi su come alcuni elementi unici del sud e, per questo, imparagonabili a quelli di altre regioni, potessero rivelarsi, a seconda delle politiche adottate, un veleno o, al contrario, una preziosa arma per la crescita di un territorio.

Matera era lì davanti ai miei occhi in tutta la sua maestosità e con tutti i suoi difetti che venivano valorizzati o raddrizzati in fretta, allo scopo di permettere ai suoi abitanti e ai turisti che la attraversavano, e che sarebbero arrivati ancora più copiosi, di poterla vivere al meglio. Ci sarebbe stata un’occasione simile anche per la mia regione? E, soprattutto, avremmo saputo sfruttarla? Domande che continuarono a girarmi in testa ma che in quel momento vennero arginate dalla piacevolezza della vacanza.

Il matrimonio, che si teneva di pomeriggio in un bellissimo giardino fiorito, all’interno di un hotel alle porte della città, fu molto suggestivo. Il cibo delizioso e abbondante, strizzava l’occhio alla tradizione locale.

Io me ne tornavo a casa il giorno dopo con impresse negli occhi le immagini rocciose delle casette incastonate nei Sassi, delle bellissime e numerose chiese, riconoscendomi in tante delle dinamiche e dei meccanismi di quella città e con la valigia stracolma di pane e peperoni cruschi.

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