Eccoci lettori con un nuovo libro.

Anche oggi ho scelto di presentarvi un libro molto difficile da digerire: “Helter Skelter”. Come “La città dei vivi” rientra nel genere true crime.

Vi chiederete come mai ultimamente ho scelto di presentare dei libri con delle storie così forti. Non so se c’è una precisa spiegazione. Ci sono momenti, specie con la lettura, in cui senti la necessità di fare chiarezza, di trovare qualcosa che ti faccia capire cosa è bene e cosa è male, cerchi un modo per capire e giustificare il perché alcune cose accadano, cerchi di metterti in guardia, di preservarti e preservare gli altri.

Questi libri aprono gli occhi, ti fanno capire che non sempre sei al sicuro, ogni giorno anche nelle occasioni più semplici e quotidiane siamo sottoposti a situazioni di pericolo. Non sempre c’è un perché. In alcuni momenti ti sei solo trovato “nel posto sbagliato nel momento sbagliato” (un po’ come le vittime di questo libro).

Queste storie servono per stare in allerta. Questo non significa che bisogna vivere costantemente nella paura, non sarebbe più vita, ma solo che è bene imparare a cogliere i segnali, come hanno fatto alcuni dei membri della “Famiglia” Manson, o alcuni dei ragazzi che hanno incontrato Manuel Foffo e Marco Prato prima di Luca Varani.

Penso, quando leggo questi libri, a tutti i giovani lì fuori, ai tanti figli che vivono la propria vita con le loro gioie, i loro dilemmi, l’adolescenza, gli errori, le aspirazioni, e penso a quanti pericoli incontrano nel loro cammino, a quanti pericoli corriamo tutti.

Non esiste un tempo giusto o sbagliato, il pericolo è sempre esistito, muta solo forma. Negli anni ’60 uno dei pericoli è stato Manson, oggi può esserlo ad esempio la rete.

Quando leggo queste storie, penso a quali parole dovrò usare con i miei nipoti o un giorno con i miei figli, a come trasmettere i giusti valori, a quante carezze dare e se uno schiaffo può servire ogni tanto.

Penso.

Quando leggo penso, ed è questo che fanno i libri: ti insegano a sognare, ad evadere, a viaggiare, ad amare, a soffrire, a gioire, a tornare bambini, a conoscere la bruttezza e la bellezza della persone, ti aiutano e basta.

Il libro di oggi è “Helter skelter “. Si tratta della ricostruzione di uno dei casi di omicidio più efferati della storia americana. Nel 1969 Manson (alias Gesù Cristo, GC, Cristo, Satana, ecc.) e la sua “Famiglia” compiono sette omicidi (S. Tate era peraltro incinta di otto mesi e mezzo) in due diverse notti, ma dichiarazioni dei membri della famiglia fanno pensare che siano stati commessi ulteriori circa 30 omicidi ma non accertati.

Inizialmente i due casi non sono stati associati, nonostante la presenza di scritte con il sangue all’interno degli appartamenti, e in modo particolare la parola “Pig” in entrambi gli omicidi, e che tutti fossero stati pugnalati più volte.

Bugliosi, pubblica accusa del processo, tra queste pagine ricostruisce il caso partendo dagli omicidi fino ad arrivare alla conclusione del processo e ai capi di imputazione. Ho apprezzato molto il passaggio alla prima persona quando lui viene nominato pubblica accusa. Sembra voler esporre i fatti in maniera si professionale e tecnica ma allo stesso tempo confidenziale, vuole far capire soprattutto ciò che ha spinto Manson, quindi il movente, a costruire questa “famiglia” e diventare un abile marionettista che, ben nascosto, avvedutamente muove quei fili invisibili in grado di plasmare la mente dei suoi “burattini” e li porta ad uccidere per lui.

È difficile descrivere quanto accaduto, non solo per la brutalità degli omicidi, ma per la complicatezza e l’assurdità del movente ed è per questo che mi affiderò alle parole di Bugliosi.

Riepiloghiamo: Manson ha comandato “sette omicidi, cinque una notte e due la notte seguente, 169 singole coltellate; parole scritte con il sangue delle vittime; un morto con un coltello conficcato nella gola, un forchettone nel ventre e la parola war incisa sull’addome”.

Ma perché?

Noi crediamo che ci sia stato più di un movente (…). Oltre alla passione di Manson per la morte violenta e alla sua radicale opposizione all’establishment, le testimonianze presentate in questo processo dimostreranno che c’era un altro movente per questi omicidi, forse altrettanto o persino più bizzarro degli omicidi stessi. In breve le testimonianze dimostreranno la fanatica ossessione di Manson per Helter Skelter, un termine che ha tratto da una canzone dei Beatles”.

Quando inizierà Helter Skelter, le città cadranno in preda all’isteria di massa e i poliziotti – i piggies come li chiamava lui – non sapranno cosa fare, e la bestia cadrà e i neri assumeranno il comando … a quel punto ci sarà la battaglia dell’Armagedon”.

Per Charles Manson, Helter Skelter, (…) significava la ribellione dei neri, che avrebbero distrutto l’intera razza bianca, fatta eccezione per Charles Manson e i suoi seguaci, che avevano intenzione di sfuggire all’Helter Skelter andando nel deserto e nascondersi nel pozzo dell’abisso, un termine che Manson ha tratto dal nono capitolo dell’Apocalisse di Giovanni”.

Siccome Helter Skelter “tardava” ad iniziare Manson ha pensato bene di dare avvio lui stesso a questo processo, la responsabilità dei sette omicidi sarebbe ricaduta sui neri dando così inizio alla rivoluzione dei neri contro i bianchi. Sempre secondo Manson ad un certo punto questi neri sarebbero stati incapaci di governare e quindi avrebbero affidato il potere a quei bianchi che si erano salvati rifugiandosi nel pozzo dell’abisso ovvero Manson e la sua “Famiglia”… vi lascio immaginare cosa sarebbe accaduto poi a quei neri.

Tutto quello che è accaduto deriva da una mente malata che ha interpretato a proprio piacimento la Bibbia, il Libro dell’Apocalisse e le canzoni dei Beatles (considerati i quattro angeli, leader, portavoce e profeti… loro gli parlavano attraverso la musica). “Secondo l’interpretazione di Charlie (…) i Beatles volevano che lui facesse un disco, Charlie aveva rivelato che i Beatles erano in cerca di GC e che lui era il GC che stavano cercando. Aveva anche detto che i Beatles sapevano che Cristo era tornato sulla terra e che viveva da qualche parte a Los Angeles”.

Uno degli assassini dichiarò: “Devi avere un autentico amore nel tuo cuore per fare questo a beneficio della gente”… Ma “quale mente diabolica avrebbe potuto concepire questi sette assasini?
Manson sin da ragazzino ha vissuto in carcere e riformatori, “nel 1967 aveva chiesto alle autorità di non rilasciarlo. Se lo avessero ascoltato, forse questo libro non sarebbe mai stato scritto e 35 persone sarebbero ancora vive.

Perché vi parlo di questi libri e di queste storie? Userò ancora le parole di Bugliosi, in particolare ciò che ha scritto Dave Smith sulla rivista “West”: “Calare il sipario sul caso Manson significa precluderci la possibilità di prevedere da che parte potrebbe giungere il mostro la prossima volta, continuando così a vivere nel terrore di ciò che potrebbe spuntare fuori di notte, esattamente come nell’agosto del 1969”.

Ester

Autore: Vincent Bugliosi e Curt Gentry | Casa editrice: Mondadori | Anno di pubblicazione: 2006

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