Scarpe da trekking, calzettoni lunghi, pantaloni resistenti a tutto, zaino con dentro acqua, cibo e prodotti sanitari e si parte. Matera, per me che sono un’amatrice del genere, significa questo. Ho svolto tanto trekking nella mia vita. Mi aiuta a scaricare le tensioni accumulate durante il lavoro. Ho, dunque, approfittato della mia passione/esigenza per andare a visitare la Capitale europea della Cultura 2019 ma in una maniera, forse, differente rispetto a quella che hanno fatto gli altri turisti.
Ho trovato sul sito del Parco della Murgia un percorso e me lo sono fatta da sola con un gruppo di due amiche. Abbiamo “rubato” l’itinerario ed essendo noi un po’ più esperte nel settore, siamo andate seguendo le indicazioni. Punto di partenza: Rione Agna. Dopo circa un chilometro e mezzo dalla partenza, ci appare, in tutta la sua sommità, la gravina e il complesso rupestre di San Nicola all’Ofra. Proprio questo posto veniva usato come stalla dai pastori. Dentro San Nicola si trovano le cavità adattate con i forni e si possono vedere le pareti e le volte annerite di fumo. Si trovano anche letti ricavati nel tufo, mangiatoie, nicchiette con tracce di luci ad olio. Fuori ci sono le indicazioni per vedere il sistema di canalette e cisterne per la raccolta dell’acqua che arrivava dal pianoro. Lasciato San Nicola all’Ofra, tutte e tre ci rechiamo, zaini in spalla, verso la Grotta dei Pipistrelli. Qui c’è una grotta funeraria che testimonia la presenza delle donne e degli uomini sin dall’era paleolitica. Nel nostro cammino abbiamo visto anche la chiesa rupestre di Cristo la Selva con una vista mozzafiato sul torrente Gravina e il Villaggio Saraceno. Anche quest’ultimo è un insediamento rupestre al cui interno si possono visitare la Cripta del Vitisciulo e quella di San Luca, testimonianza del passaggio dell’Impero bizantino a queste latitudini.

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