Dopo la vittoria del 2018 con Fabrizio Moro e l’intensa Non mi avete fatto niente (e l’anno prima Premio della critica per Vietato Morire), Ermal Meta torna al festival di Sanremo con Un milione di cose da dirti, una “canzone d’amore verticale”, essenziale e “a presa lenta” come la definisce lui stesso, “perché è una semiretta che inizia e non sai dove va a finire”.

“Andare al festival dopo essere stato sul gradino più alto, potrebbe far pesare che vado chissà con quali aspettative invece vado perché in questo momento Sanremo è l’unico palco attivo”.

Il brano sanremese – che avrà come direttore d’orchestra Diego Calvetti – è uno degli undici che vanno a comporre il puzzle variegato del nuovo album Tribù Urbana (Mescal con distribuzione Sony Music), in uscita il 12 marzo. “Scritto sperimentando suoni diversi e immaginando di essere parte del pubblico che va ai concerti, con la voglia di cantare a squarciagola”. Tra i brani, anche Gli invisibili. “Per tanti anni mi sono sentito invisibile anche io, come quando scrivevo canzoni per altri”.

Nella serata delle cover, Meta, accompagnato dalla Napoli Mandolin Orchestra, interpreterà Caruso di Lucio Dalla. “L’ho scelta perché tutti mi hanno sconsigliato di farla: sono fatto così, vado controcorrente e preferisco misurarmi con i miei limiti. Una sorta di punizione calciata al 93/o: vediamo se mi avvicino almeno allo specchio della porta”.