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Considerata simbolo della cultura rurale americana, American Gothic lascia spazio a diverse interpretazioni.

L’interpretazione principale con cui si legge l’opera di Wood è quella che indicò l’artista stesso: ossia che il quadro sia una rappresentazione caricaturale e satirica degli americani e della loro esistenza.

Nel corso degli anni, invece, si son susseguite diverse interpretazioni sulla coppia, come ad esempio:

un frammento del folklore dell’America vittoriana;

un ritratto di lutto molto diffuso nella tradizione religiosa protestante;

una rappresentazione del Complesso di Edipo che Wood può aver espresso inconsciamente.

L’immediata accoglienza del pubblico di American Gothic fu perplessa se non sdegnata. Infatti, quando i giornali e le riviste diffusero la riproduzione dell’opera vi furono diverse reazioni avverse ma, con il passare del tempo le opinioni divennero positive ed entusiastiche: da una parte, perché critici importanti come Gertrude Stein e Christopher Morley ne parlarono bene; dall’altra, perché, nella cornice della Grande depressione, il quadro veniva letto come un simbolo dello spirito tenace dei pionieri americani.

Oggi ci addentriamo nel mondo della scultura con una curiosità che riguarda il famoso David di Michelangelo.

La lastra di marmo utilizzata da Michelangelo per realizzare questa celebre scultura, nel 1504, fu tagliata 43 anni prima.

Tale operazione servì ad un’artista di nome Agostino di Duccio, il quale progettava di utilizzarla per la realizzazione di una statua di Ercole. Ma, in seguito, Di Duccio abbandonò l’idea di realizzare questa scultura, la quale sarebbe stata inserita in una cattedrale fiorentina.

Successivamente il marmo rimase inutilizzato per 10 anni. Fu, poi, adoperato dall’artista Antonio Rossellino che, trovandolo troppo difficile da scolpire, abbandonò il suo lavoro.

Soltanto nel 1501 venne finalmente utilizzata da Michelangelo Buonarroti, il quale iniziò a lavorare alla sua scultura.

Henri Matisse è rappresentato frontalmente. Dal lato destro della bocca pende un lunga e sottile pipa mentre gli occhi sono incorniciati dalla sottile montatura degli occhiali.

L’artista indossa un camice leggero privo di colletto, aperto sulla scollatura. I capelli di Matisse sono corti e lasciano scoperta la parte superiore della fronte. Il profilo del viso è coperto da una barba lunga e folta unita, in alto ad un paio di baffi che coprono, in parte, il labbro superiore.

L’inquadratura incornicia in modo molto stretto il busto di Henri Matisse tagliando il capo, in alto.

La composizione, considerando la frontalità del dipinto, è centrale e simmetrica. Il grande viso, allungato in basso dalla barba, àncora a se tutta la composizione. Il movimento discendente della linea compositiva che nasce dalla leggera inclinazione del volto di Matisse prosegue, inoltre, lungo il cannello della pipa per arrivare, in basso, al fornello che lambisce il bordo inferiore del piano dipinto.

I grandi pittori del Rinascimento visti con gli occhi ingenui di un ragazzo di bottega: Fabriciano da Civitate è protagonista dell’ultimo romanzo di Carlo La Porta, “1500”. L’avventuroso viaggio di un pittore attraverso un grande secolo di artisti, architetti, papi e streghe” (Dante Alighieri Società Editrice), che sarà presentato il16 maggio a Roma presso la sede di Spazio5. Fabro è il testimone di un’epoca piena di stimoli e di pulsioni, non soltanto artistiche, da cui riesce a non farsi travolgere, pur non restandone insensibile.

L’arte, l’amore e la passione, ma anche l’esperienza della guerra e dell’ingiusta prigionia, provano ma non piegano l’animo del protagonista, che resta nonostante tutto mansueto ma moralmente inflessibile. Fabriciano è un antieroe, insomma, alla stregua dei personaggi di Hemingway e di Melville. Assieme all’autore interverranno alla presentazione il giornalista Fabrizio Falconi e il presidente della Dante Alighieri, Mauro Spinelli.

Durante i lavori per trasformare i locali di un ex farmacia nell’edificio del Teatro Lauro Rossi a Macerata in un hub per l’accoglienza turistica si è in gran parte sbriciolata l’opera “Chimismi” del pittore Wladimiro Tulli (1922-2003), esponente del secondo Futurismo e dell’Astrattismo, che si trovava sul soffitto. E’ accaduto, riferisce una nota del Comune, durante la rimozione di parte di un controsoffitto a rischio distacco, a causa della “estrema fragilità” del motivo figurativo, “una decorazione in acrilico su rasatura in gesso, non un affresco, che forma una sorta di pellicola su una base di intonaco apprettata su rete metallica”. Le conseguenze sulla decorazione sono state fatte immediatamente valutare dall’Ufficio tecnico del Comune di Macerata alla restauratrice Maria Pia Topa. “Al momento è in corso la verifica di quanto sia possibile recuperare per lasciare una traccia coerente dell’opera” spiega Topa che in passato ha restaurato opere dell’artista maceratese.