Una verso il mare, una all’ingresso della stazione dei treni e un’altra, naturalmente, proprio fuori dalla sua dimora, quella a lui dedicata. Ognuna di esse sta lì ad accogliere il nuovo da diversi punti della città. Quella città dal nome di donna, che a pronunciarlo quasi nessuno a primo impatto riesce a concepire l’idea che per quel luogo tra mare e colline sia stato scelto proprio un nome di persona. Beh, eppure è qui che San Francesco ha vissuto, è questo il paese in cui ha intrapreso il suo percorso di santità. Ma ritorniamo ai simboli, a quella statua che rispecchia la devozione dei suoi cittadini, che domina il paesaggio e ricorda a chiunque, residenti, passanti e turisti, la sua presenza, la sua protezione.


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Un simbolo che porta con sé una serie di riti tradizionali e consolidati nel tempo. Pensate un po’ alla festa patronale, tra luci fluo e luccichii da festa, bancarelle che emanano odore di mandorle tostate, di miele tutt’uno con il torrone, ma anche alle processioni, alle vie addobbate a festa, ognuna con i colori che la contraddistinguono, e i balconi che, per l’occasione, sfoggiano tappeti e coperte tra le più colorate della casa, per dare un degno saluto a Francesco. Un mix tra sacro e profano che si aspetta tutto l’anno, o forse per cui si vive, si organizza, si scende in vacanza, si torna dai parenti anche solo per un saluto lungo 1200 chilometri di distanza, anche solo per tre giorni, quelli che bastano per sentirsi di nuovo a casa, con il Santo, la sua Festa e tutto il contorno.

Santuario San Francesco di Paola foto di Antonio Blandi

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