Viaggio nelle foreste del Parco Nazionale della Sila, seguendo le tracce dei veri padroni di queste antiche e austere montagne dell’Appennino italiano. 

In una freddissima mattina di fine novembre, quando sui monti la prima neve ammanta boschi e praterie, il passo verso il cuore del Parco Nazionale della Sila è breve! Dopo aver lasciato la strada asfaltata e preso una sterrata, proseguo a piedi il mio cammino all’interno della foresta, osservando scrupolosamente un religioso silenzio! Le spoglie chiome dei faggi, conservano ancora poche e secche foglie, che al minimo alito di vento, osano timidamente disturbare la pace che in questi posti da epoche immemorabili, regna sovrana, specie nei periodi in cui l’uomo, abbandona la vecchia montagna per scendere nella valle. Dopo aver percorso diversi chilometri, le uniche tracce sono di una Lepre e di una Volpe, che sembrano rincorrersi l’una con l’altra in un gioco festoso, pur sapendo, che la seconda avrà certamente fatto più di un pensiero sulla prima. Con queste pungenti temperature è dura per ogni animale selvatico! Mi trovo, solo, nella Sila Grande, in uno scenario mozzafiato, con panorami unici, un paradiso bianco al centro dell’azzurro Mediterraneo! La Sila non è una montagna qualsiasi, buia e malinconica; la Sila è una radiosa creatura ricca di tanto fascino e di un inspiegabile benigno mistero. Tra svettanti e rugosi pini larici calabresi, con qualche Abete bianco frammisto all’interno dei lembi di faggeta, a un tratto le mie orecchie sentono un veloce sgambettare, che sarà mai? Per pochi ma interminabili secondi, ai miei occhi, appare una delle più belle scene di sempre: tre lupi che rincorrono due caprioli, in una disperata lotta per la sopravvivenza, all’interno di uno dei più bei parchi naturali italiani, in Calabria, nel profondo sud dell’Italia! Le emozioni e le sensazioni sono uniche, trasmettono la grandezza della natura che ancora oggi, quaggiù, riesce a stupire chiunque. Il mio cuore esplode dalla gioia, pur sentendomi un intruso, ma del resto, in tutto quel contesto io non c’entro niente, da piccolo uomo posso solo ammirare e stare in silenzio! Dopo ore d’intenso e faticoso cammino alla ricerca dei lupi della Sila, alla fine, a essere appagato, non sarà solo l’occhio. Proseguo, tra mille pensieri, fantasticando un mondo che per fortuna ancora c’è, vive ed è così vicino, c’è l’ho intorno, basta solo alzare lo sguardo, ovunque esso sia rivolto. La mia anima è finalmente pregna di Sila, della sua selvaggia aria e del suo intimo profumo, in un timido giorno che dà l’inizio alla stagione invernale, la più dura ma altrettanto anche la più austera tra le stagioni silane, ognuna diversa dall’altra ma sempre accomunate da un’invisibile unione: la bellezza eterna! Il Lupo appenninico (Canis lupus italicus) è il vero e unico padrone di queste foreste, lo è da sempre, lo sarà anche quando l’uomo, avrà finalmente capito che quest’animale, in fondo, non è per niente malvagio, rappresenta solo l’unicità di un territorio d’inestimabile valore. Non bastano i sogni per vivere profonde emozioni. Con tanta pazienza, un po’ di fortuna e un sano rispetto per questi posti, sarà possibile tuffarsi in angoli ameni di una fantastica montagna, custodita all’interno del Parco Nazionale della Sila.

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