Giocavamo a pescare con steli d’erba, sulle sponde del lago Cecita.
Al nostro amo di margherite abboccavano solo farfalle.
Il naso, inzuccherato di torta di mele,
era invece il goloso approdo di formichine
che superavano i monti delle nostre spalle e le colline delle nostre guance
mentre sonnecchiavamo sul prato.
Un cavallo passeggiava lento con il muso nei cespugli di more.
Un pallone volava nell’aria dopo essere stato scalciato.
Raccoglievamo fragolette selvatiche tra i rovi e le foglie d’ortica.
Una coperta era una capanna, lo stereo dell’auto colonna sonora.
C’erano i grilli a fischiare beati e le api che amavano pane e salame.
Eravamo bambini, era la Sila, un luogo di fate e briganti.
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