I fortini naturali di Montalbano Jonico. È normale che queste bellezze naturali fossero usate dai briganti per sfuggire alla giustizia. Ho conosciuto a Montalbano Jonico quando studiavo all’università, a Catanzaro in Calabria, e mi mandarono qui perché c’erano dei progetti comuni. Ora che Matera viene celebrata come Capitale europea della Cultura ho approfittato per portarci i miei figli e mio marito. La prima cosa che ho fatto vedere è il geosito di Petrolla con la sua argilla ovunque. Sembra un paesaggio lunare e qui, fra questi spazi, il brigantaggio trovava grandi spazi per portare avanti le proprie lotte ma anche le proprie ruberie. Le creste argillose create con l’erosione che circondano la collina di Montalbano sono un patrimonio scientifico enorme perché ci dimostra la trasformazione del territorio nell’arco di un milione di anni. La bellezza della Lamia con il suo pozzo e con il suo ipogeo hanno lasciato senza fiato i miei ragazzi. E anche mio marito. Del mio periodo universitario qui ricordo anche, con grande interesse, le tre processioni che caratterizzano Montalbano Jonico: quella del Venerdì santo con i fedeli che portano in giro la Statua della Vergine; la festa di Sant’Antonio Abate con i fuochi pirotecnici e la festa di San Maurizio con musica e canti. Che gran piacere ritornare a Montalbano e con quel gioco che facevamo con gli amici dell’università. Quando ci chiamavano dalla Calabria, rispondevamo al telefono dicendo “A Montalbano, Jonico, sono”.

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