Cerchiara città del pane del Pollino. Posso non esitare a dire che, in questa località, fare il pane è una vera e propria forma d’arte. Un pane buono, quello di Cerchiara, e soprattutto un pane di tradizione dove i genitori tramandano l’antica tecnica ai figli.

A Cerchiara le protagoniste principali di questa arte sono le donne. Sette di loro, infatti, sono le titolari d’importanti panifici in paese. Sono le loro mani che tramandano la tradizione e vederle lavorare il lievito diventa, per chi osserva, uno spettacolo unico nel suo genere. Le mani miscelano insieme la farina bianca, la crusca, il lievito madre e l’acqua. Mentre l’impasto procede, il forno si riscalda fino a 300 gradi grazie al fuoco che arde dalla legna di quercia e faggio. Questo forno viene poi svuotato dalla brace e pulito con un’asta alla quale, in cima, sono legati degli stracci bagnati chiamata “scopolo”. È in questo momento che viene lavorata la forma.

Ma cosa caratterizza il pane di Cerchiara di Calabria? La pagnotta si distingue per una gobba e, soprattutto, per la sua invidiabile capacità di mantenersi morbido fino a 15 giorni dalla cottura. Dopo quattro ore il pane è pronto. Il pane a Cerchiara, e non potrebbe essere diversamente del resto, è elemento di festa: quando un ospite entra in casa e si siede a tavola, il padrone di casa gli offre la parte più importante chiamata “rasella”, un pezzo molto gonfio che si trova a lato della forma. Un onore che mi è stato riservato nella mia visita a Cerchiara.

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