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Cerchiara di Calabria

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Cerchiara città del pane del Pollino. Posso non esitare a dire che, in questa località, fare il pane è una vera e propria forma d’arte. Un pane buono, quello di Cerchiara, e soprattutto un pane di tradizione dove i genitori tramandano l’antica tecnica ai figli.

A Cerchiara le protagoniste principali di questa arte sono le donne. Sette di loro, infatti, sono le titolari d’importanti panifici in paese. Sono le loro mani che tramandano la tradizione e vederle lavorare il lievito diventa, per chi osserva, uno spettacolo unico nel suo genere. Le mani miscelano insieme la farina bianca, la crusca, il lievito madre e l’acqua. Mentre l’impasto procede, il forno si riscalda fino a 300 gradi grazie al fuoco che arde dalla legna di quercia e faggio. Questo forno viene poi svuotato dalla brace e pulito con un’asta alla quale, in cima, sono legati degli stracci bagnati chiamata “scopolo”. È in questo momento che viene lavorata la forma.

Ma cosa caratterizza il pane di Cerchiara di Calabria? La pagnotta si distingue per una gobba e, soprattutto, per la sua invidiabile capacità di mantenersi morbido fino a 15 giorni dalla cottura. Dopo quattro ore il pane è pronto. Il pane a Cerchiara, e non potrebbe essere diversamente del resto, è elemento di festa: quando un ospite entra in casa e si siede a tavola, il padrone di casa gli offre la parte più importante chiamata “rasella”, un pezzo molto gonfio che si trova a lato della forma. Un onore che mi è stato riservato nella mia visita a Cerchiara.

Un santuario scavato nella roccia. Questo mi si è presentato agli occhi quando, raggiunta Cerchiara di Calabria, mi sono trovato davanti al Santuario della Madonna delle armi. La parola “armi”, in questo caso, va ricercata nell’espressione greca che gli studiosi traducono in “delle grotte”.

La vista che si ha dal santuario, che si trova alle pendici del Monte Sellaro, è molto suggestiva perché si può osservare sia la Piana di Sibari che il golfo di Taranto. Alla costruzione di questo luogo è legata una leggenda che viene tramandata ancora oggi a chi chiede informazioni sul Santuario della Madonna delle Armi. Nel 1400 alcuni cacciatori di Rossano si infilarono in una grotta del Monte Sellaro mentre inseguivano una cerva. Entrati, non trovarono più l’animale ma due icone in legno con sopra incisi i santi evangelisti. Stupiti dalla scoperta, presero le due icone e le portarono nella loro Rossano. Ma dall’antica città bizantina le tavole in legno sparirono per essere poi ritrovate, nuovamente, nella grotta del Monte Sellaro. Davanti a tutto questo si gridò al miracolo e si decise di costruire, in quel luogo, una piccola cappella per custodirle. Ma un’altra vicenda “miracolosa” stava per sconvolgere la comunità di lì a poco. Il fabbro che lavorava alla costruzione della cappella, innervositosi contro una pietra, la ruppe in due parti. Da una emerse l’immagine della Madonna con il Bambinello, dall’altra San Giovanni Battista. La Madonna con il Bambinello è custodita nel Santuario, mentre l’effigie di San Giovanni venne trafugata e portata a Malta. All’interno della chiesa c’è la Cappella Pignatelli che celebra la sepoltura di Valerio, principe di Cerchiara e autore di molti romanzi ambientati al tempo di Napoleone e che hanno come protagonista Andrea Pignatelli, ufficiale di Gioacchino Murat. Il 25 aprile gli abitanti di Cerchiara festeggiano intorno al Santuario per ricordare il miracolo che la Madonna fece, nel 1846, quando salvò il raccolto dopo le preghiere dei fedeli spaventati dall’idea di morire di fame.