“Sveglia! Sveglia!” Cosa l’hai preso a fare un B&B con giardino per me se resti a stiracchiarti nel letto col sole alto?

“Dai!” Ho le mie esigenze, io.

Bravo.

Metti un giubbotto su quelle occhiaie e portami fuori.

Tu fai colazione che io mi occupo dei gattini che spadroneggiano qui in giro.

‘Sta scema, che ti sei portato dietro non fa altro che chiamarmi “puzzone brutto” mentre mi torce le orecchie, lasciamola alla sua pigrizia. Dice che non si affezionerà mai a me. Seee. Un cane corso del mio lignaggio! Magari il contrario…

Appena arrivati ieri sera, ci ha subito catapultato nei sassi by night a sottolineare (è il suo lavoro!) come la luce artificiale gioca con il lavoro degli scalpellini.

Pensa tu!

A respirare i refoli serali che arrivano dall’imo buio di Matera.

Qui solo io ho il naso giusto per sentire vecchi odori di animali quasi estinti con le orecchie troppo lunghe.

E poi a tirar tardi in quel localino, costretto sotto il tavolo ad aspettare le briciole che, buon cuore degli amici arrivati dal Nord, mi si ammannivano!

E tu? Incantato a scattare foto… I raggi dei rosoni riprodotti sulle pareti, diventano aureola per una Madonna laica col bicchiere di Aglianico del Vulture in mano, a certificarne la “santità”.

Tutto materiale da sfoggiare sui social. La sera leoni e al mattino cogl…

Eccola che è pronta. Si ritorna in centro!

Com’è diversa la città con la luce del giorno! Non mi fidassi del mio olfatto, mi sarei già perso come voi due. Non c’è un inizio e non c’è una fine in questi sassi.

Spegnete Google Maps e seguite l’istinto come me. Lo spazio è circolare qui. Anzi a spirale. Scendere e salire, orario e antiorario.

Un susseguirsi di dejà vu con sfumature ogni volta diverse, di cunicoli angusti e ampi spazi.

Di ombre spesse e riflessi abbacinanti.

“Ehi architetto!” Perchè accarezzi la grana delle pietre con quella faccia stralunata?

Lì c’è il salame pezzente col pane di Matera! Non ti arriva la nuance?

Parliamo dopo di capitelli, contrafforti e prese d’aria please.

“Sù sù, senza affannare”. Guardate un cucciolo baldanzoso come arriva per primo alla Madonna dell’Idris, seminando il panico fra i bambini e omaggiandoli di pet therapy. Rilassatevi per una volta, che non ci sono macchine in giro e vi sganciano il guinzaglio, pure a voi, piccoletti!

Occhio al dirupo però! C’è chi, sull’orlo del burrone, disegna, chi scrive poesie e chi si giura eterno amore. Troppo pericoloso! Via di qui destinazione S. Pietro Caveoso. Io in Chiesa non sono ammesso. Non sono battezzato.

Invece a casa Noah, sì che mi fanno entrare. La FAI non discrimina. Mi sono finto interessato alla proiezione sulle pareti, di tutta la storia di Matera, ma qui lo dico e qui lo nego, ero più attratto dal vecchio camino con i suoi ricordi fuligginosi di cosciotti arrostiti.

A proposito! Non è ora di pappa, no? Niente.

O.k. Entriamo qui? Ma siamo tornati indietro di un secolo! In questo sasso ci viveva tutta la famiglia? Anche gli animali? Gli arredi, gli attrezzi, le provviste, la stalla, il pollaio. E il cane? Non mi piace. Non era previsto proprio, il cane! Andiamo. Voglio le mie crocchette.

Finalmente!

Era ora!

Buonissime.

“Voi che mangiate?”

Che facce estasiate! Ehi pronto? “Come si chiamano?”

Onomatopeico? Ricordo che sono un cane e cucciolo per giunta.

Cru-sco. Cru-sco. Come i miei croccantini! Volevo dire!

Chiudo un po’ gli occhi. “Come? E’ già ora di andare?” Ci sono ancora un’infinità di cose da scoprire.

“Restiamo ancora un giorno dai. Ehi tu? Guarda gli occhioni da cucciolo”.

“Io ci vivrei sempre a Matera”.

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