All’origine di tutto un naufragio e la salvezza nonostante l’infuriare delle onde. Un miracolo che strappò alla morte l’equipaggio di una nave napoletana, in una notte di tempesta di fine Seicento, proprio un miglio a nord di Pizzo Calabro. I marinai, scampati al pericolo, giunti a riva, diedero seguito al voto fatto davanti al quadro raffigurante la Madonna di Pompei, protettrice dei marinai napoletani, allorquando sulla nave in balia delle onde sentirono approssimarsi la loro morte. Così, da una promessa votiva, nacque la chiesetta di Piedigrotta che scavarono nel tufo all’interno di un anfratto riparato dalle onde e qui, su un altare appena abbozzato, posero il quadro. Da allora fu meta di gente umile e devota; oggetto di culto popolare a cui si aggiunsero un romitorio ed una piccola torre campanaria con la campana del veliero, restituita dal mare, datata 1632. La chiesetta rimase così per ben due secoli e mezzo fino a quando, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, un artista locale Angelo Barone e successivamente suo figlio Alfonso, ingrandì la chiesa a colpi di piccone ricavando nel tufo altre sale e sempre nel tufo scolpì una serie di statue e gruppi scultorei ispirandosi alle Sacre Scritture. Il risultato è ancora lì e si mostra agli occhi stupiti dei tanti visitatori, incantati dai giochi di luce e di colori cangianti: dall’avana al grigio, dal verde al giallo che mutano a seconda del tempo, dell’ora o delle condizioni del mare. Il mar Tirreno appunto che è proprio a due passi, basta affacciarsi dalla balaustra per vederlo o sentirlo, portato dal vento carico di salsedine. La “Madonneja” – così i pizzitani chiamano affettuosamente la chiesetta rupestre – posta a soli 1500 metri dall’abitato di Pizzo, richiama ogni anno diversi visitatori attirati dalla suggestione di questo luogo veramente unico. I gruppi scultorei principali sono almeno tre e trovano dimora nelle grotte poste ai lati dell’altare, da un lato la Madonna di Pompei circondata da angeli ed apostoli, poi un altro gruppo con episodi della vita di Gesù e quindi un presepe di proporzioni armoniose. Nell’altra grotta, che si apre con un imponente San Giorgio che uccide il drago, coesistono elementi più variegati frutto anche di interventi successivi come i due medaglioni raffiguranti John Fitzgerald Kennedy e papa Giovanni XXIII davanti ai quali è posto una statua di Fidel Castro, chino in segno di deferenza, opere realizzate nel 1969 da uno scultore discendente dei Barone che giunse dal Canada anche per effettuare alcuni interventi di restauro. Un intreccio di sacro e profano, toccante espressione di arte popolare, che anima e popola la particolare chiesetta con una schiera di angeli, apostoli, santi e varia umanità in atto di preghiera.