Il recupero della storia e della tradizione può fornire importanti spunti per costruire il futuro, da questa considerazione parte la voglia di rispolverare l’arte della seta a San Floro; in questi luoghi, dove circa 500 anni fa, era allevato il baco da seta a livello industriale dai Marincola, una nobile famiglia di San Floro che in quei tempi dominava il territorio. Pianta quindi le radici nel passato l’esperienza che si sta realizzando a San Floro, un paese della provincia di Catanzaro, dove è stato intrapreso da tempo un progetto finalizzato al recupero della produzione e della lavorazione della seta. Era il 1600 o giù di lì e in quegli anni nella città di Catanzaro centinaia di telai lavoravano freneticamente per produrre pregiati tessuti damascati in seta, commercializzati in tutta Europa. La loro qualità era assai rinomata tanto che ogni capo doveva rispettare “gli statuti della seta”, entrati in vigore all’inizio del 1519, che stabilivano delle regole rigidissime, al punto che ogni trasgressione allo statuto comportava ai manifatturieri delle penalità che andavano dalle multe salate fino alla chiusura delle botteghe. Tanto era il prestigio delle opere realizzate dagli artigiani catanzaresi che ebbero il privilegio di contribuire con i loro prodotti ad arricchire le stanze delle più ricche ed importanti famiglie europee. Proprio il recupero di questa gloriosa storia ha fatto sì che in queste zone, dove i gelsi secolari testimoniano ancora imperiosi l’economia del passato, nascesse il progetto “dal gelso alla seta”. Utilizzando intelligentemente dei finanziamenti pubblici, si è riusciti a distanza di alcuni anni a realizzare un’interessante realtà in grado di riproporre l’intera filiera dalla produzione della seta e creazione di filati fino alla realizzazione di preziosi manufatti. Ripercorrendo così il percorso produttivo antico, ma anche recuperando gli usi e le metodologie del passato da tramandare alle generazioni future con uno sguardo al futuro ed alla possibilità di sviluppare una realtà produttiva moderna in grado di generare economia ed occupazione. A San Floro si può quindi assistere all’affascinante procedimento naturale della produzione della seta sin da quando “u cucuddù” cioè il bruco allevato sulle apposite “cannizze”, i letti realizzati con canne intrecciate, dopo aver svuotato le due vesciche contenenti sericina e fibroina produce il filamento che dà origine al bozzolo, dipanato poi con l’uso di acqua calda, mentre con uno scopino di erica si catturano i fili e li si adagia su un aspo dove comincia la trattura artigianale. E si arriva così ad avere i filamenti di seta, dall’aspetto lucido, gli uni collegati agli altri e per questo in grado di produrre filamenti lunghissimi che poi vengono ammatassati. In un antico palazzo di San Floro ha trovato ideale dimora il Museo della Seta al cui interno è possibile ammirare antichi utensili: dal telaio ai licci all’arcolaio nonché una serie di manufatti in pura seta con capi esclusivi sia storici che contemporanei.