Dall’albero dalle foglie d’argento, l’oro di Calabria.

La pianta dell’olivo è un compagno costante dei paesaggi che si susseguono nelle valli, in pianura e sui pendii scoscesi dove il contadino sapiente ha saputo realizzare dei terrazzamenti e quindi renderli produttivi. Nell’economia agricola calabrese l’olivicoltura rappresenta il principale comparto produttivo. Oltre alla rilevanza sotto il profilo socio-economico, l’olivicoltura svolge un ruolo di primo piano nella valorizzazione del paesaggio e nella difesa idrogeologica del territorio; infatti, l’olivicoltura rappresenta una delle poche attività in grado di valorizzare risorse diversamente non utilizzabili vista la conformazione territoriale della Calabria. Gli olivi conferiscono al paesaggio vitalità ed energia per tutto l’anno con le loro foglie sempre verdi e con la forza del tronco che col passare del tempo diventa sempre più imponente e compatto assumendo forme contorte, ma armoniose, da vere opere d’arte. Dal Pollino alla Piana di Gioia Tauro gli ulivi punteggiano il territorio, piccoli o grandi che siano, questi alberi dalle foglie argentee e verdastre, che smosse dal vento luccicano producendo riverberi di luce emozionante, sono i giacimenti dell’oro di Calabria. Questo è l’olio calabrese, frutto di una tradizione secolare che ne ha fatto un compagno indissolubile della gente sin dall’introduzione della sua coltura per mano di coloni greci probabilmente intorno al VIII secolo a.C.. Furono poi i Romani ad incentivare le coltivazioni ed a costruire i primi strumenti per la spremitura delle olive perfezionando sempre di più le tecniche per la conservazione dell’olio. Oggi la Calabria è la seconda regione d’Italia nella produzione d’olio d’oliva ed è la prima come numero di frantoi oleari. Con il passare del tempo, la produzione olivicola è cresciuta, l’approccio colturale tradizionale si è arricchito con le competenze e le tecnologie moderne. Anche le tecniche di raccolta si sono evolute, infatti, grazie all’utilizzo di reti e di macchinari si riesce, nel rispetto della pianta, ad effettuare una raccolta con tempistiche più veloci permettendo così di frantoiare le olive con la giusta maturazione e nelle condizioni ottimali per ottenerne un prodotto finale eccellente. Forte è quindi il legame dei calabresi con l’olio usato di volta in volta come condimento, come offerta votiva, come medicamento, intriso quindi di valori taumaturgici e perché no divinatori, infatti l’olio veniva usato per lenire gli effetti di contusioni o bruciature ed era di cattivo auspicio farlo cadere a terra, e qualora succedeva bisogna cospargere l’olio caduto con abbondante sale. Al di là comunque di questi significati anche nel terzo millennio, l’olivo rappresenta una pianta indispensabile all’uomo, dal cui frutto si produce il prezioso olio d’oliva alimento principe nella famosa dieta mediterranea.

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