La fortezza di Le Castella, piccolo borgo marinaro a pochi km da Isola Capo Rizzuto, si erge maestosa ed imponente all’estremità orientale del golfo di Squillace. L’origine di Castella si perde nel tempo così come è circondata dal mistero la presenza, attestata fino al ‘500, di due o tre isolette non lontane dalla terra ferma, in una delle quali, quella denominata Ogigia, si è detto vi avesse dimorato Calipso che per lungo tempo avrebbe trattenuto l’ero dei mari Ulisse. Il nome Le Castella (al neutro plurale) ha da sempre incuriosito gli storici ed una delle ipotesi più suggestive formulate a riguardo fa risalire questo nome all’esistenza di alcuni castelli (7 secondo fonti storiche), che si ergevano lungo il golfo ma che per varie cause, ancora non ben attestate, vennero risucchiati dal mare. Questa tesi è sostenuta dal ritrovamento di mura lungo i fondali nei dintorni del castello, osservabili con il battello a fondo trasparente. Ma la vera storia del luogo è quella legata alla fortezza, un edificio che è stato ed è ancora oggi il baricentro di tutte le vicende di questo meraviglioso pezzo di Calabria. Il castello occupa un’isoletta collegata alla terra ferma da una sottile striscia di terra. Quello che possiamo ammirare oggi del magnifico maniero, risale probabilmente alla ricostruzione fatta eseguire da Andrea Carafa tra il 1510 e 1525. Questa nuova costruzione nasceva con molta probabilità da ciò che rimaneva delle vecchie mura del borgo. Con pianta irregolare, il castello alle origini venne edificato con lo scopo esclusivamente di fortezza, non fu mai un luogo abitato, se non per poco tempo esclusivamente dai soldati.
A farci capire che questo è un luogo di difesa è l’altissima torre di vedetta che si erge in mezzo al maniero, formata da una lunghissima scala a chiocciola che si erge man mano che sale. La particolare struttura della torre era consona ad una strategia di guerra: i nemici con le grosse armature si incastravano tra le mura e veniva gettato loro addosso olio bollente. Un’altra particolarità della torre sono le finestre a “bocca di lupo” molto piccole all’esterno che vanno poi allargandosi all’interno. Questa conformazione permetteva di sparare senza essere visti e colpiti. Sempre sulle mura del castello sono ben visibili delle ampie aperture dove probabilmente erano collocati dei cannoni. Un’altra storia interessante legata al Castello è quella del pirata algerino Khaiad-din soprannominato il Barbarossa che invase a suo tempo la fortezza mettendola a ferro e a fuoco. Fu proprio in questa terribile incursione che furono rapiti donne e bambini tra i quali un bimbo di 10 anni di nome Giovanni Dionigi Galeno che venne dunque deportato in Turchia. Qui venne venduto schiavo al corsaro Giafer di Costantinopoli e dopo aver rinnegato la fede cristiana si convertì a quella musulmana sposando la figlia del corsaro e prendendo il nome di Alì detto anche Occhiali o Uccialì. Ammiraglio della flotta fu unico superstite nella battaglia di Lepanto, morì in circostanze misteriose nel 1587. Gli abitanti del borgo per ricordare le gesta di questo loro temerario cittadino hanno a lui dedicato un busto in bronzo nella piazza che prende il suo nome (Uccialì). I fondali di questo luogo sono ancora oggi ricchi di reperti archeologici come anfore e vasi dovuti ai numerosi naufragi delle navi che spesso venivano affondate con palle di granito scaraventate da grosse catapulte. Questi stessi fondali possono essere visti da una delle sale del castello grazie a telecamere subacquee installate a circa 10 m sul fondo del mare che assicurano ai visitatori una magnifica vista su una natura incontaminata.